PEPPINO IMPASTATO

Si è svolta nella Sala del Maggior Consiglio, davanti a un folto pubblico, un’iniziativa nel segno della lotta a tutte le mafie. A ricordare Peppino è il fratello Giovanni Impastato, commosso e carico di ricordi. “Un paese senza memoria non potrà mai avere un futuro” spiega raccontando la storia dell’ennesima vittima di mafia. Peppino viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio, operata da speculatori e gruppi mafiosi. Il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo - Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante". Solo 23 anni dopo, il 5 marzo 2001, la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. “Con l’arma dell’ironia è riuscito a mettere in difficoltà i mafiosi” racconta Giovanni. Sue erano infatti le trasmissioni radiofoniche irriverenti nei confronti dei boss locali, di cui uno, Gaetano Badalamenti, era appena cento passi distante da casa sua. “Il nostro compito oggi è quello di essere vicini a coloro che sono testimoni di giustizia e di legalità - spiega Don Armando Zappolini, dell’associazione Libera - e mantenere gli occhi aperti anche nei nostri territori, anche nella nostra Toscana”. “I risultati nella lotta alle mafie ci sono stati, come la legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi – dice ancora Impastato – ma la percentuale dei beni sequestrati è intorno al quindici per cento, ancora troppo poco. Grazie alla burocrazia leggi come queste vengono ancora boicottate”.

Marco Buselli