
Un conto fu tagliare l’albero, per quanto maestoso, e costruire sulle sue radici una chiesa;
un altro conto invece sarebbe stato distruggere quell’enorme masso che si staglia possente verso il cielo, sulla strada di Badia, avvolto nell’edera, nei rovi e nella madreselva.
Ai suoi piedi, sotto l’arco duecentesco, sgorga da sempre un’acqua limpida e pura, ritenuta in ogni tempo la migliore della città:
“ Chi sciacqua le lenzuola / alla Docciola, - ricordava il D’Annunzio nel Forse che si forse che no – convien che l’acqua attinga / alla Mandringa.
Attorno al masso, di giorno, ero tutto un vai e vieni di donne e di ragazzi, un continuo ciarlare spensierato che accompagnava la lunga teoria di brocche e di mezzine di rame assetate di quell’acqua fresca e gorgogliante.
Ma di notte, il sabato notte, poco prima che l’orologio di Piazza scandisse la fine di un altro giorno, un fruscio lento e rabbrividente penetrava l’aria gia greve e pregna di zolfo, seguito da un brusio che, sempre più marcato ed intenso, faceva da macabro preludio alla vorticosa danza delle streghe.
Le donne e i ragazzi ascoltavano terrorizzati nel dormiveglia le voci stridule e sghignazzanti delle streghe e, quando il lugubre stridio della civetta e il lamentoso miagolio dei gatti annunciavano l’arrivo di altre entità malvagie, neppure gli uomini avevano il coraggio di uscire di casa.
Sull’orlo delle Balze, un’altra notte di tregenda si stava consumando in onore del Principe delle Tenebre, ai piedi delle antiche mura, fra il sacro tempio dei Patroni e il diruto cenobio dei Camaldolesi. "
( tratto da “ Volterra magica e misteriosa “ di Franco Porretti, prefazione di Enzo Biagi – Pacini Editore, pagg 285/286 )
Come riuscire a distruggere e banalizzare la poesia di un luogo così suggestivo?
L’acqua, ricordata come la migliore di Volterra dai tempi dei tempi, risulta pressoché inutilizzabile, nessuna targa indica le caratteristiche del luogo ne invita a soffermarvisi, un guardrail a fascia doppia posto in prossimità della fonte ne limita pesantemente la visuale ed il capolavoro si completa con un gigantesco cartello pubblicitario che si staglia dinanzi all’arco duecentesco.
Quando poi a primavera le erbacce infestano l’intera area della fonte per tempi generalmente biblici, non resta che chiudere gli occhi ed attingere alle sensazioni evocate dal fantastico libro del compianto concittadino Franco Porretti.
Marco Buselli