Modello Volterra

Volterra è una città che ha resistito nei secoli.
Arrivando ad oggi come una perla nel cuore della Toscana. Ma questo è percepito dai più? E’una fortuna vivere a Volterra, o soltanto una scomoda penalizzazione?
Alcune logiche politiche, tese a tagliare servizi essenziali e ridurre le opportunità, fanno sempre più optare per la seconda ipotesi. Anche il quadro generale di riferimento è cambiato.
Se prima una città doveva avere mura, porte, torri, chiese, oggi le esigenze sono altre. Coniugare uno sviluppo sostenibile con la storia e la cultura della città, diventa priorità assoluta. Altrimenti è la morte.
La città inizia a morire nella testa dei suoi abitanti, prima ancora che nel tessuto urbano.
Se applichiamo il metro odierno, quello freddo dei soli numeri, alle istituzioni e ai servizi presenti a Volterra (scuole, ospedale, uffici) in molti casi saremmo perdenti. Siamo pochi, quasi una colpa che ci sentiamo sulle spalle… Ma se pensiamo a cosa eravamo in passato e a cosa può essere Volterra se sfrutta al meglio le sue potenzialità, le nostre idee iniziano a cambiare. Non ci sentiamo più così tanto piccoli e insignificanti. E aumenta l’insoddisfazione per essere stati ridotti così. La vicina San Gimignano non è mai stata “città” come Volterra.
Non ha mai avuto un tribunale, un ospedale vero e proprio, una circoscrizione elettorale.. Oggi è famosissima, ma morta. A quasi esclusivo uso e consumo di turisti. Ci stiamo avviando su quella pericolosa china. Diventeremo un gran bazar, dove si può comprare una quantità di cianfrusaglie inutili. Ma un posto dove diventa difficile vivere. Perché a divertirsi si deve andare altrove, a lavorare altrove, a studiare altrove, a curarsi altrove. Ma se Volterra si riappropria della sua identità millenaria di città, prima di tutto nella testa della sua gente, speranze ci sono.
Volterra ha le potenzialità, per essersi conservata meglio di altre città, di fare modello a se stessa. Si deve poter vivere orgogliosi di abitare in questa terra, sviluppando i pregi della nostra condizione e pianificando lo sviluppo che sostenga l’incremento demografico e il rafforzamento di servizi e istituzioni. Lo sviluppo incontrollato e caotico ha distrutto la vivibilità di pur bellissime città, come Firenze. Altre invece sono infine diventate paesi, veri e propri paradisi del turista “mordi e fuggi”. Ma lo stesso visitatore, se attento e maturo, vuol vedere una città che vive di vita propria, non dell’immagine stampigliata sui souvenir.
Siena e Lucca sono due città che sommate superano di poco i centomila abitanti, ma sono riuscite a produrre di sé un’immagine forte, unitaria, coerente. Due città a misura d’uomo, dove lo sviluppo non ha soffocato i contenuti ma ha contribuito in più occasioni a valorizzarli.
Un modello “Volterra” non può che partire dalla coscienza di ciò che rappresenta Volterra, per sé e per il territorio di riferimento. Noi rischiamo oggi di non progettare lo sviluppo, perdere tutte le prerogative che abbiamo e, paradosso estremo, non riuscire a garantire neanche il mantenimento dei valori storici, culturali e paesaggistici che ci connotano.
Nuove costruzioni di dubbio gusto, torri e pievi che crollano, il fiume Cecina martoriato e prosciugato, antichità volterrane disperse per il mondo, solo alcuni degli esempi.
Marco Buselli